Caccia e gestione delle specie opportuniste...

Con l'arrivo della bella stagione, si rinnovano le speranze di tutti noi nel poter vedere le specie selvatiche in buona salute e in continuo aumento grazie alla riuscita di nidiate e cucciolate nel periodo riproduttivo. 

Queste belle e lecite aspettative, tuttavia, per non restare inesorabilmente deluse, dovrebbero essere sostenute con l'impegno, sopratutto da parte di chi gestisce il mondo caccia, magari implementando la lotta ai predatori opportunisti. 

Ricadono sotto questa definizione addolcita, tutte quelle specie che venivano fino a qualche tempo fa indicate come nocive e, che a nostro avviso come tali andrebbero ancora considerate.

Gestione Fauna opportunista
La sporadiche battute di caccia alla volpe, non si stanno rivelando come un mezzo sufficiente a controllare questo selvatico scaltro ed elusivo con abitudini prevalentemente notturne
Gestione fauna opportunista
La sporadiche battute di caccia alla volpe, non si stanno rivelando come un mezzo sufficiente a controllare questo selvatico scaltro ed elusivo con abitudini prevalentemente notturne

Sicuramente nell'equilibrio naturale esiste una funzione selettiva non trascurabile svolta nei confronti della selvaggina più debole da predatori come la volpe e i rapaci, ma tutto questo non può essere valido, se non entro certi limiti, per specie in crescita esponenziale e prive a loro volta di predatori in natura, come ad esempio i corvidi.

È in questo ambito che l'intervento selettivo operato dall'intervento dell'uomo, cacciatore nello specifico, ripristina o perlomeno dovrebbe, gli equilibri naturali compromessi.

Gestione fauna opportunista
L'esplosione demografica delle specie opportuniste come il cinghiale sono una minaccia concreta per molte categorie, fra queste sicuramente gli agricoltori, non da meno gli auutomobilisti, sempre più coinvolti negli incidenti notturni

Con il termine opportunisti si intendono l’insieme di quelle specie animali ad alta valenza ecologica, ovvero che meglio di altre si adattano a condizioni di vita anche estreme, alle strutture antropiche, ad habitat caratterizzati da differenti parametri ambientali – ecologici – climatici. Quasi sempre queste specie si collocano ai vertici della catena alimentare e per il loro sostentamento predano appunto uova, nidiacei, piccoli nati ma anche esemplari adulti di altre specie di interesse venatorio e non.

Così, mentre alcune specie di animali sono in declino e si estinguono, altre molto adattabili come Cornacchia grigia, taccola, gazza per gli uccelli, volpe, nutria, cinghiale per i mammiferi, proliferano in modo innaturale, grazie all’abbondanza dei rifiuti alimentari e alla mancanza di super predatori.

Gestione fauna opportunista
A pagare l'aumento esponenziale dei corvidi sono molto spesso nidiate di specie più deboli
Trappola corvidi
Gabbia tipo Larsen per la cattura dei corvidi, con l'uso di un richiamo vivo all'interno, sfrutta la particolare indole aggressiva della specie

Quasi sempre gli effetti della caccia come viene attualmente praticata sono trascurabili o perlomeno insufficienti, vista anche l’esistenza di istituti di protezione e di salvaguardia della fauna selvatica (zrc – oasi di protezione faunistica – riserve naturali – parchi nazionali e regionali). Sicuramente per una seria analisi critica del problema, anche noi cacciatori dobbiamo assumerci la nostra piccola parte di colpe che sta magari nel non considerare la caccia a queste specie di particolare interesse venatorio. E così non viene loro di certo dedicato il giusto tempo e la stessa passione che magari si impiegano nelle altre “discipline” venatorie, anche perchè complice a questo stato di cose, un ridotto calendario unitamente ai mille divieti che magari ci limiterebbero nelle uscite da dedicare ai nostri selvatici d'elezione.

Eppure data la scaltrezza e la diffidenza delle specie in questione, di certo un innegabile valore venatorio, questi selvatici ce l'avrebbero, anche se il numero degli appassionati resta ancora molto ridotto. Sta di fatto che per arginare l'esplosione demografica, in particolare dei corvidi le contromisure efficaci sono sicuramente da implementare. Per ora a stagione venatoria conclusa, negli Atc si interviene attraverso l'utilizzo di trappole Larsen, le quali funzionano sfruttando il carattere aggressivo e territoriale durante il periodo riproduttivo di questi animali che non sopportano l’intrusione di un consimile all’interno del proprio territorio e pertanto cadono nelle trappole nel tentativo di scacciarlo.

Weatherby Vanguard
Carabina Bolt Action Weatherby Vanguard in calibro .223 Remington

Ci chiediamo se una valida alternativa non si possa rintracciare nell'uso di quei calibri a canna rigata detti appunto Varmint come il 223 Remington o il 243 winchester,  nati per questo specifico uso selettivo, magari anche di notte quando molte specie come ad esempio la volpe sono certamente più attive, ovviamente con ogni precauzione e cautela da parte dei controllori. 

Permetterebbero certamente almeno nel caso dei corvidi di poter intervenire da distanza notevole, magari sui branchi di animali a terra in pastura scongiurando ogni pericolo e soprattutto evitando maldestri tentativi di avvicinamento che data la vista e la diffidenza di questi animali risulterebbero vani.

Cartucce Remington e Winchester in calibro .243 Winchester
Esempi di caricamenti Remington e Winchester del calibro .243 Winchester

Prima di qualsiasi intervento empirico resta fondamentale la realizzazione di censimenti delle varie popolazioni esistenti, obbligatori tra l'altro per l’ISPRA, poi da parte di tutti, la limitazione al massimo di risorse alimentari di origine umana sparse sul territorio (abbandoni di rifiuti e discariche abusive). Voi, cari amici cacciatori e non, cosa ne pensate? Sono ancora rimandabili queste serie tipologie di intervento, o magari altre di cui discutere, per proteggere anche agricoltori spesso dimenticati o scarsamente risarciti per i danni subiti da queste specie? Parliamone...

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